Come per qualsiasi forma di inquinamento, anche l’inquinamento luminoso richiede delle specifiche tutele, con tanto di controlli e sanzioni. Le leggi servono, tanto più quando si parla di light pollution, ma come sappiamo è difficile fare approvare (e poi far applicare in modo capillare) delle norme che tutelino un bene indigesto, “non riconosciuto”, come il buio. In Italia, il fallimento dell’operazione Cieli Bui, nel 2012, parla da sé.
Detto ciò, sul piano interno e internazionale, il panorama normativo non è comunque del tutto immobile. Alcuni esempi di leggi contro l’inquinamento luminoso hanno iniziato a farsi faticosamente strada negli ultimi decenni. E, secondo alcuni, è stata proprio una regione italiana – la Lombardia – a fare da battistrada.
5 esempi di leggi contro l’inquinamento luminoso
1- Legge della Regione Lombardia (2000, aggiornata nel 2015): la norma stabilisce l’obbligo di schermatura verso l’alto e di orientamento delle luci verso il basso per tutte le nuove installazioni e ristrutturazioni. Con diminuzione dell’intensità luminosa in eccesso e riduzione durante le ore notturne nelle zone in cui l’illuminazione non sia strettamente necessaria
2- Decreto Miniseriale francese (2013, modificato nel 2021): il decreto stabilisce lo spegnimento dell’illuminazione di vetrine, uffici e monumenti tra l’una e le sei del mattino, lo spegnimento notturno dei cantieri edili e l’orientamento verso il basso – con schermatura ed eliminazione della dispersione – delle sorgenti di luce. Nelle aree naturali e protette, viene inoltre reso obbligatorio l’uso di LED a luce calda
3- Legge nazionale slovena (2007): la Slovenia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di una legge nazionale specifica contro l’inquinamento luminoso. La norma prevede limiti ai livelli luminosità, obbligo di schermature, LED a luce calda “consigliati” in aree naturali, rigoroso monitoraggio e ispezioni capillari. Questi ultimi due aspetti hanno sicuramente influito nel rendere l’applicazione della legge piuttosto coerente a livello locale
4- Isole Canarie, Ley del Cielo (1988): una legge che tutela il cielo notturno e le osservazioni astronomiche sulle isole (soprattutto a La Palma). La norma stabilisce l’uso di luci a bassa temperatura (no LED a luce fredda, quindi), lo spegnimento durante gli orari notturni, il controllo dell’ illuminazione pubblicitaria, il divieto fasci di luce mobili
5- Altri esempi di norme contro l’inquinamento luminoso si possono trovare in Cile, in Croazia e negli USA in New Mexico e in Arizona (dove Flagstaff, una cittadina di 76.000 abitanti, si è aggiudicata il titolo di prima Dark Sky City)
“Carta canta”, si dice da noi: in questo senso, le normative rappresentano senza dubbio un passo avanti. Ma la messa nero su bianco non basta: servono anche percorsi ragionati, controlli rigorosi e sanzioni che rendano le leggi effettivamente applicabili. Serve capire “chi fa cosa” e serve anche sapere chi si farà carico di supervisionare il processo di applicazione della legge nella sua globalità. Perché la carta canterà pure ma questo, sul piano della realtà, non basta. Il principale tallone d’Achille delle leggi sull’inquinamento luminoso- in Italia, ma non solo – è tutto questo insieme di cose. Di certo, c’è ancora moltissimo lavoro da fare.

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