La Notte profonda, quella primigenia. Il Buio cosmico come origine di tutto. Parlarne oggi, nella società dell’illuminazione continua, fa uno strano effetto ma basta risalire alle origini – alla notte dei tempi, appunto – per scoprire il ruolo nodale che la Notte e il Buio svolgono all’interno di molti miti della Creazione. Ne parla Claudio Marucchi nel suo “Elogio alla Notte”, che non è un libro di mitologia ma un breve, densissimo testo preziosamente inattuale.

Uno dei più antichi e più articolati miti che vedono la Notte come protagonista viene dall’India. Il dio Shiva e la dea Shakti sono uniti in un amplesso senza tempo che si svolge nella grande Notte primordiale ed è solo quando Shiva cade addormentato e per risvegliarlo, Shakti danza velata davanti a lui che nasce la vita. Sulle morbide trasparenze del velo di Shakti – il mitico velo di Maya – il Terzo Occhio del Dio addormentato proietta i sogni di Shiva: la nascita della della vita, della Terra e dell’uomo. Secondo il mito, quando Shiva si risveglierà unendosi nuovamente in un lungo amplesso con la Dea, la grande Notte da cui tutto proviene e in cui tutto finisce calerà di nuovo sui sogni di Shiva dissolvendo la nostra realtà.

Il mito indiano ha evidenti punti di contatto anche con la mitologia egizia dove la dea del Cielo Nuit (nome omen) e il dio della Terra Geb sono uniti in un amplesso che non lascia spazio alla vita. Sarà l’intervento di Shu, dio dell’Aria – elemento separatore per antonomasia – a dividere le due divinità e a creare lo spazio materiale per la nascita della vita sulla Terra.

Anche nel Vecchio Testamento è sulla Notte che si apre il sipario: “In principio Dio creò i cieli e la terra. E la terra era senza forma e vuota e le tenebre ricoprivano l’abisso e il soffio di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.” Il processo creativo, che si innesca ancora una volta per separazione, creando coppie di opposti, nasce questa volta attraverso la voce. “Sia la Luce!” esclama il dio biblico “E la luce fu.

Ma qual è la natura di questa Notte primigenia, che è l’alfa e l’omega di tutto? “La Notte assoluta esiste senza la luce, mentre la luce non può esistere senza la Notte.” scrive Marucchi “Comprendiamo per prima cosa che Notte e giorno (o luce) non costituiscono affatto un dualismo, non esistono sullo stesso piano; la Notte è madre di tutto, anche della luce; le tenebre precedono la luce, e ne rappresentano la matrice e lo sfondo. Sono due piani diversi. Sarà quindi sempre e solo la luce a creare l’antagonismo e a cercare il conflitto. La luce infatti esiste in virtù della Notte da cui deriva, e la sua presenza consiste nel muover guerra alla Notte. La luce incita a fugare il buio, e i suoi simboli sono sempre intrisi di antagonismo.”

Una chiave di lettura che si distacca dalla visione filosoficamente circadiana che vede il Buio e la Luce come due metà perfette, con una consistenza e un peso specifico sostanzialmente equivalenti. I miti della Notte raccontano qualcosa che ci riguarda da vicino: una rimozione che si riflette in modo fedele nell’evidente sbilanciamento della nostra Modernità verso la Luce: “Che oggi la coscienza globale sia affetta da uno sfavillante titanismo prometeico è un fatto accertato” scrive ancora Marucchi. “La luce, che fa dell’estensione e della colonizzazione delle residue zone d’ombra la propria missione purificatrice, trascina una volontà espansionistica multi-direzionale. Sovradimensionando e accelerando perennemente, l’invadenza aggressiva della luce si riverbera nel gigantismo delle nostre metropoli, negli edifici che garreggiano in altezza, nella conquista dello spazio, nello sfruttamento delle risorse, nel culto della velocità e dell’ottimizzazione, nell’identificazione del potere con le dimensioni e nell’illuminazione notturna delle nostre strade, che ci ha sottratto la notte a tal punto da veder introdurre l’indicativa nozione di inquinamento luminoso, che mostra come la luce possa arrivare ad essere un elemento inquinante e fastidioso. Nel mondo in cui viviamo, il divieto di sosta è assoluto e l’ombra subisce ovunque una rimozione forzata.


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